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Modificato e recensito clinicamente da THE BALANCE Squadra
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A differenza di ciò che si possa pensare, la terapia del dolore non è destinata solo ai malati terminali, ma a tutti quei pazienti che soffrono di dolore cronico e permanente. Esistono diversi metodi per trattare questo tipo di dolore. A seconda del singolo caso, che deve essere indagato e valutato in apposite strutture, vi sono una serie di cure farmacologiche a cui è possibile affiancare terapie non farmacologiche. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, queste ultime da sole non bastano per ridurre l’intensità del dolore cronico.

La terapia del dolore, anche chiamata algologia o terapia antalgica, consiste nell’identificare e valutare il dolore cronico, per fornire cure palliative al fine di attenuarlo. Nonostante non sia molto conosciuta, in Italia è un trattamento garantito dalla Legge 38/2010. Il dolore è costituito da 2 componenti principali:

  • Componente sensoriale e percettiva, che avviene tramite un segnale nervoso che viaggia dalla sede del dolore, dove è presente il danno tissutale, fino al sistema nervoso centrale, nell’encefalo. Il cervello, così, riconosce lo stimolo doloroso e il paziente percepisce il dolore.
  • Componente emotiva, legata all’emozione collegata all’esperienza dolorosa. Il dolore fisico coinvolge anche la sfera psicologica del soggetto. Per tale motivo, la percezione dello stimolo doloroso può variare da persona a persona, in base ai propri trascorsi emotivi. Avendo questa forte componente psicologica, spesso la percezione del dolore cronico è sproporzionata rispetto al danno reale.

La terapia del dolore è volta all’attenuazione o all’eliminazione del dolore permanente, dovuto a diverse patologie. Questi trattamenti apportano benefici non solo all’organismo, ma migliorano notevolmente la qualità di vita del paziente, dal punto di vista psicologico, economico e sociale.

La terapia del dolore permette ai malati cronici di ricevere cure palliative, per migliorare la qualità di vita del paziente. Vi è una rete nazionale che comprende una serie di strutture, dall’ospedale al domicilio, il cui scopo è garantire assistenza al malato. Questa rete è composta da 3 nodi principali, quali:

  • Centri del dolore;
  • Ambulatori di algologia;
  • Ambulatori dei medici di medicina generale.

La prima diagnosi viene effettuata dal medico di base che, a seconda del bisogno del soggetto, della gravità e della natura del dolore cronico, indirizzerà il paziente al centro di cura più consono. In questo modo, è possibile ridurre gli accessi in pronto soccorso e favorire una migliore gestione del dolore.

La terapia del dolore è indirizzata a pazienti che soffrono di dolore cronico. Questo può essere causato da diversi fattori, quali:

  • Disfunzioni del sistema nervoso centrale o periferico: dolore neuropatico;
  • Attivazione dei nocicettori a causa di un danno tissutale: dolore nocicettivo;
  • Relazioni psico-relazionali: dolore psicosomatico;
  • Diverse componenti concomitanti: dolore misto;
  • Malattie oncologiche: dolore oncologico.

Inoltre, la terapia antalgica può alleviare il dolore cronico scaturito anche da patologie ossee, reumatiche, degenerative e metaboliche.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

La tipologia di farmaco da utilizzare per la cura del dolore dipende dall’intensità e dal tipo di stimolo doloroso del paziente. In particolare, le principali categorie di farmaci impiegate nella riduzione del dolore cronico includono:

  • Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei): vengono utilizzati in caso di dolore cronico lieve o moderato e attuano un’azione analgesica, antipiretica e antinfiammatoria. Sono in grado di inibire la sintesi delle prostaglandine, che mediano la risposta allo stimolo doloroso.
  • Corticosteroidi o cortisonici: sono farmaci dal potente effetto antinfiammatorio, antidolorifico e antiallergico. Vengono utilizzati per trattare il dolore cronico. Tuttavia, sono sconsigliati per una terapia a lungo termine, in quanto possono causare diversi effetti collaterali.
  • Oppioidi: sono analgesici utilizzati in caso di dolore cronico moderato o grave. La loro funzione è quella di stimolare i recettori oppioidi, situati sulle vie del dolore presenti nell’organismo, così da impedire la trasmissione degli stimoli dolorosi. Gli oppioidi vengono impiegati principalmente per trattare il dolore oncologico.
  • Cannabinoidi: la cannabis terapeutica viene prescritta a pazienti che non rispondono positivamente ad altri trattamenti medici per l’attenuazione del dolore cronico. È strettamente regolamentata e può essere prescritta solo in casi specifici.
  • Antidepressivi: gli antidepressivi triciclici e gli inibitori selettivi della serotonina e della noradrenalina vengono utilizzati per contrastare il dolore neuropatico. Essi possono essere utilizzati da soli o in combinazione con altri analgesici.
  • Anticonvulsivanti: anch’essi vengono impiegati nel trattamento del dolore cronico neuropatico. Essi aiutano a ridurre il rilascio di neurotrasmettitori coinvolti nella trasmissione dello stimolo doloroso.
  • Anestetici locali: aiutano a bloccare la trasmissione del dolore, inibendo i canali presenti sulla membrana cellulare.

Disclaimer: l’elenco proposto non è da considerarsi necessariamente esaustivo.

Esistono diversi modi per somministrare i farmaci volti alla riduzione del dolore cronico. Le modalità dipendono dal tipo di farmaco scelto. Nella maggior parte dei casi, vengono somministrati per iniezione o infusione nel circolo sanguigno. In caso di dolori che coinvolgono le articolazioni, possono essere necessarie le infiltrazioni

Altri metodi più invasivi, invece, includono:

  • Inserimento di cateteri;
  • Utilizzo di infusori o pompe elastomeriche, per somministrare il farmaco in maniera continua e autonoma;
  • Impiego di pompe antalgiche a controllo del paziente, per l’autosomministrazione del farmaco.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

L’algologia prevede il trattamento del dolore cronico mediante una terapia farmacologica. Tuttavia, è possibile affiancare ad essa una terapia non farmacologica. Essa dipenderà dalla tipologia di dolore da trattare. Tra gli approcci più comuni, possiamo trovare:

  • Radiofrequenza: è una tecnica di interruzione temporanea o definitiva del dolore cronico, che si serve di un impulso termico che agisce sui nervi e sulle vie del dolore, alterando così le fibre nervose. Tale pratica è particolarmente efficace per trattare il dolore alla schiena.
  • Tens (stimolazione nervosa elettrica transcutanea): consiste nell’applicare sulla cute lievi impulsi elettrici che riducono la percezione del dolore. Tale trattamento inibisce le afferenze nervose nella trasmissione nocicettiva. È particolarmente indicata per trattare i disturbi articolari, il mal di schiena, il mal di testa, i dolori da fratture o traumi fisici e il dolore post-operatorio.
  • Massaggi: sono utili per trattare i dolori muscolo-scheletrici e sono utilizzati specialmente nella terapia del dolore alla schiena. Esistono diversi tipi di massaggio, come quello decontratturante, ayurvedico, olistico, shiatsu e quant’altro. Sarà lo specialista a scegliere la tipologia più adatta alle esigenze del paziente.
  • Fisioterapia: promuove la riduzione del dolore attraverso specifici esercizi fisici, che normalizzano la risposta analgesica e aumentano la produzione di ormoni come la serotonina. Inoltre, questo tipo di esercizi permette di ridurre anche lo stato infiammatorio.

Disclaimer: l’elenco proposto non è da considerarsi esaustivo.

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