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Modificato e recensito clinicamente da THE BALANCE Squadra
Fatto verificato

Con l’espressione disturbo istrionico della personalità, ci si riferisce ad un insieme di tratti personali e comportamentali considerati patologici, caratterizzati da una forte intensità emotiva, spesso espressa in modi molto appariscenti, e dalla necessità di richiamare l’attenzione delle persone intorno a sé. Le persone affette da questo disturbo adottano una serie di comportamenti manipolatori per ottenere l’attenzione altrui, e manifestano un costante bisogno della ricerca di novità.

I dati raccolti dal National Epidemic survey del 2001, suggerirebbero un’incidenza del disturbo di poco superiore all’1,80%, percentuale che aumenta fino al 14% negli studi condotti su pazienti con una diagnosi di disturbo mentale. La distribuzione di questo disturbo presenta tratti speculari: se negli adulti sono le donne ad esserne più colpite, nei soggetti adolescenti è il sesso maschile a presentare un’incidenza maggiore. Il disturbo tende a comparire entro la prima età adulta. Sebbene alcuni tratti del disturbo, soprattutto quelli caratteristici, sembrerebbero essere legati ad una componente ereditaria, altre manifestazioni potrebbero essere ricollegate ad una combinazione di fattori genetici ed ambientali. Diversi tratti del disturbo istrionico di personalità sono assimilabili ad esagerazione di comportamenti tipicamente femminili.

Come per diversi disturbi fra quelli elencati nel DSM, anche le cause del disturbo istrionico della personalità rimane largamente ignota. Diverse teorie suggerirebbero cause differenti, come la genetica dell’individuo o il suo vissuto. 

Genetica

Studi condotti su gemelli omozigoti, hanno contribuito a far chiarezza in merito al dibattito innato/acquisito, e quindi alla contrapposizione fra la genetica e l’ambiente esterno. Uno studio condotto dal dipartimento di Psicologia dell’unità di Oslo su un campione di 221 gemelli, di cui 92 omozigoti, ha evidenziato una correlazione fra disturbo istrionico della personalità ed ereditarietà

La teoria psicoanalitica

L’interpretazione psicoanalitica del disturbo collega lo sviluppo del disturbo istrionico della personalità ad un atteggiamento estremamente autoritario da parte di almeno un genitore (spesso la madre), accompagnato da un’approvazione basata su aspettative irrealistiche nei confronti del bambino. Nell’interpretazione freudiana, l’atteggiamento esplicito e provocatorio dei soggetti affetti da questo disturbo sarebbe da considerarsi una proiezione delle lacune genitoriali, che a loro volta si riflettono nell’incapacità di sviluppare una cognitività matura ed un controllo emotivo appropriato. Le teorie psicoanalitiche in merito a questo disturbo danno grande importanza ai traumi subiti nell’infanzia, specialmente in relazione a frangenti in cui il bambino possa essersi sentito abbandonato, come un lutto o la separazione dei propri genitori. Le teorie psicoanalitiche non offrono ad oggi alcun supporto scientifico, e le evidenze sono meramente anedottiche e relative all’interpretazione del terapeuta.

Una terza teoria suggerirebbe una relazione fra il disturbo istrionico della personalità e i tratti di personalità antisociali. Diverse ricerche hanno evidenziato come il 66% dei pazienti con diagnosi di disturbo istrionico di personalità soddisfi anche i criteri per la diagnosi del disturbo di personalità antisociale, che confermerebbero il bias sessuale di questi disordini, suggerendo una possibile causa comune. Diversi studi hanno evidenziato che i tratti istrionici, antisociali e borderline della personalità tendono ad essere ereditari, ma il ruolo del patrimonio genetico e dell’ambiente esterno non sono ancora chiari.

L’emissione della diagnosi di disturbo istrionico della personalità, è legata ad alcuni specifici criteri illustrati nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali. Il DSM colloca questo disturbo fra quelli di cluster B, relativi ai tratti di personalità “drammatico-imprevedibili”. La diagnosi di questa condizione tende ad essere meno probabile se il soggetto mostra i sintomi solamente in un preciso contesto o situazione ricorrente. Le personalità istrioniche devono mostrare almeno 5 fra i seguenti sintomi, in diverse circostanze: 

  • sperimentare disagio in mancanza di attenzioni; 
  • interazioni interpersonali spesso caratterizzate da espliciti riferimenti sessuali; le manifestazioni emotive estremamente volubili;
  • il soggetto può cambiare il proprio stato emotivo molto rapidamente; 
  • frequente utilizzo delle proprie caratteristiche fisiche per attirare a sé l’attenzione degli altri; emotività espressa in modo teatrale, esagerato; 
  • effettivo legame con le persone più vicine sovrastimato dal soggetto

L’iter diagnostico che porta all’identificazione del disturbo istrionico della personalità passa per diagnosi differenziale e l’esclusione di altri disturbi della sfera psicologica che possono manifestarsi con sintomi simili. Fra le patologie presenti nel DSM che possono portare ad errori diagnostici, troviamo: Disturbo narcisistico di personalità: caratterizzato dalla ricerca di attenzioni e dalla necessità compulsiva di sentirsi ammirati. A differenza del paziente narcisista, il soggetto con personalità istrionica non mostra una tale selettività nella ricerca dell’attenzione, né è interessato all’idea che il suo interlocutore ha di lui. Disturbo borderline di personalità: i pazienti affetti da questo disturbo tendono a definirsi “cattivi”, idea del sé non condivisa dai soggetti istrionici. Disturbo dipendente della personalità: i pazienti con questo disturbo mostrano un patologico bisogno di sostegno, accompagnato a tratti ansiosi e ad un carattere remissivo, spesso sottomesso.

Il trattamento dei disturbi della personalità è il medesimo per tutte le diverse declinazioni patologiche. Lo strumento d’elezione per il trattamento della personalità istrionica è la psicoterapia psicodinamica, incentrata sull’individuazione e sulla risoluzione dei conflitti che originano la sintomatologia. Nel disturbo istrionico della personalità, infatti, l’insight ed il contatto con la realtà non sono alterati, e sebbene questi individui possano saltuariamente mostrare una forte suggestionabilità, sono perfettamente in grado di individuare e relazionarsi con gli elementi di realtà.

Differenti tipi di trattamento

Gli studi che attestano quali trattamenti risultano efficaci per la cura del disturbo istrionico di personalità attualmente non sono numerosi. Tra i trattamenti che presentano alcune prove di efficacia ci sono i seguenti.

Il trattamento privilegiato è la psicoterapia individuale, affiancata dalla farmacoterapia in caso di necessità.

La psicoterapia psicodinamica, postulando che nelle persone che soffrono di disturbo istrionico di personalità la dinamica di base sia l’irrisolto tentativo di avere soddisfatti da qualcun altro tutti i propri bisogni, tenta di individuare col paziente l’origine di tale dinamica e le cosiddette strategie nevrotiche (es. seduzione, pensiero illogico) utilizzate per la soddisfazione dei propri bisogni. Una caratteristica distintiva di questo tipo di trattamento è l’interpretazione del transfert (emozioni e pensieri sperimentati in una relazione significativa passata e spostati su una figura attuale) del paziente nei confronti del terapeuta.

Sebbene le evidenze di efficacia dei trattamenti di gruppo per questo disturbo siano attualmente esigue, la psicoterapia psicodinamica di gruppo sembra efficace per i pazienti istrionici che presentano maggiori difficoltà e sofferenze. Il contesto di gruppo, infatti, li aiuterebbe a modulare sia il transfert col terapeuta, sia la ricerca di attenzione, approvazione e accudimento.

In letteratura sono presenti, inoltre, alcuni protocolli per il trattamento di coppia di queste persone. In genere tale trattamento viene richiesto a seguito di forti contrasti all’interno della coppia o a causa di un’imminente minaccia di separazione. Sperry e Maniacci hanno realizzato un trattamento che integra l’approccio sistemico, quello psicodinamico e quello cognitivo-comportamentale e che è indirizzato a coppie costituite da un partner con disturbo istrionico di personalità e dall’altro partner con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità (la costituzione di questo tipo di coppia è frequente in quanto in essa i partners assumono ruoli complementari, quali “chi richiede sostegno” e “chi si assume le responsabilità”). Questo processo di trattamento prevede tre fasi: stabilire l’alleanza terapeutica, ristabilire l’equilibrio all’interno della coppia e modificare le dinamiche individuali dei partner. Le prime due fasi prevedono il coinvolgimento contemporaneo di entrambi i partner, mentre la terza si effettua in sedute individuali.

Nel caso del disturbo istrionico di personalità, alla terapia farmacologica si ricorre essenzialmente per supportare la psicoterapia individuale. 

Questo ricorso avviene quando il paziente presenta sintomi come la depressione, l’ansia e sintomi fisici di origine psicologica (es. emicrania psicogena). In particolare, in presenza di depressione possono essere indicati antidepressivi ciclici o serotoninergici, mentre in presenza di sintomi depressivi accompagnati da intensa sensibilità al rifiuto, disperata ricerca di attenzione, pretenziosità, iperfagia e ipersonnia, i farmaci più efficaci risultano gli anti-MAO. Per le persone con maggiori difficoltà, in particolare con instabilità affettiva e impulsività, una qualche efficacia l’hanno dimostrata gli SSRI come la fluoxetina e la sertralina.

Nell’ambito della terapia cognitivo-comportamentale sono stati realizzati diversi programmi di trattamento per i disturbi di personalità. I trattamenti seguenti hanno già mostrato alcune prove di efficacia nella cura del disturbo istrionico di personalità.

La terapia cognitiva per i disturbi di personalità di Beck e Freeman è un trattamento cognitivo-comportamentale che si focalizza sul riconoscimento e sulla messa in discussione delle credenze disfunzionali su di sé, sugli altri e sul mondo. Queste credenze sarebbero generate da distorsioni della realtà (distorsioni cognitive) e costituirebbero gli schemi cognitivi (strutture cognitive di base che permettono di organizzare l’esperienza ed il comportamento).

Nel trattamento del disturbo istrionico di personalità, il paziente viene aiutato innanzitutto ad individuare le proprie emozioni, i propri pensieri e gli eventi a cui questi sono correlati, in quanto incontrerebbe difficoltà nell’attuare queste operazioni. Questo lavoro, unitamente alla valutazione delle conseguenze delle proprie azioni, aiuterebbe il paziente ad abbassare la propria disfunzionale impulsività.

Successivamente il terapeuta collabora col paziente al fine di individuare e modificare le sue credenze centrali disfunzionali: “Sono inadeguato e incapace di gestire la mia vita”, “Devo essere amato da tutti per avere valore” e “La perdita di una relazione è disastrosa”. Il ritenere di essere incapaci di prendersi cura di sé, infatti, porterebbe le persone che soffrono di questo disturbo a ricercare costantemente attenzione e cure da parte degli altri. La seconda credenza indurrebbe in queste persone una sensibilità al rifiuto, una ricerca di approvazione ed una spinta ad agire rispetto agli altri in modo da catturare la loro attenzione ed approvazione. Il ritenere che l’interruzione di un rapporto affettivo possa essere disastroso, inoltre, spingerebbe queste persone a mantenere rapporti insoddisfacenti e inautentici e, dunque, manterrebbe il loro senso di incapacità a farcela da soli e la loro sensazione di inautenticità. La modificazione di queste credenze viene attuata ricorrendo a diverse tecniche (es. tecniche immaginative, esperimenti comportamentali, esercizi di assertività, problem solving) che aiutano il paziente ad aumentare il proprio senso di efficacia.

Il processo terapeutico avviene attraverso il cosiddetto empirismo collaborativo, per cui è il paziente che gradualmente individua ed impara a soddisfare i propri bisogni in modi funzionali, piuttosto che aspettarsi ancora che lo facciano gli altri o che lo faccia un terapeuta onnipotente e salvatore.

Per un sottotipo di pazienti si è rivelato efficace anche un intervento comportamentale integrabile con la terapia di Beck e Freeman: un training per le abilità sociali volto, in particolare, alla modulazione delle emozioni e dei comportamenti impulsivi e allo sviluppo dell’empatia (attraverso la focalizzazione sulle emozioni e sui bisogni altrui).

La schema-focused therapy di Jeffrey Young è un trattamento che integra l’approccio cognitivo-comportamentale con approcci basati sulle relazioni oggettuali e sulla Gestalt.

Secondo quest’approccio, nel paziente con disturbo istrionico di personalità sarebbero attivi gli schemi disfunzionali “deprivazione emotiva” (credenza secondo la quale le altre persone non forniranno l’appoggio emotivo di cui la persona necessita), “imperfezione” (credenza di essere imperfetti, inadeguati e sgradevoli o inferiori agli altri) e “ricerca di approvazione” (credenza secondo la quale si deve sempre cercare di essere accettati, a spese del reale senso di sé). Obiettivo centrale di questo tipo di terapia è l’individuazione e la modificazione di tali schemi, attraverso strategie cognitive, relazionali, esperienziali e comportamentali (es. ristrutturazione cognitiva, esperienze emotive correttive, confronto empatico, esercizi immaginativi, compiti a casa).

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