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La megalofobia è la fobia delle cose grandi. Si tratta di una paura persistente, eccessiva e sproporzionata rispetto al reale stimolo temuto. Il soggetto è pienamente convinto che gli oggetti di grandi dimensioni possano metterlo in pericolo di vita. Tuttavia, tale paura si rivela totalmente infondata, in quanto si tratta di oggetti o situazioni innocue. È, quindi, una reazione anomala e disfunzionale, frutto di traumi passati o comportamenti appresi durante l’infanzia.

La megalofobia può spingere il soggetto ad evitare tutte quelle situazioni che coinvolgono la presenza di un oggetto grande. Nei casi peggiori, tale condizione può compromettere significativamente la qualità di vita della persona. Ma è importante sapere che le fobie possono essere curate con il giusto approccio terapeutico. Continua a leggere l’articolo per approfondire la megalofobia, i sintomi, le cause, le varie opzioni di trattamento, nonché sapere come affrontarla nel quotidiano.

La megalofobia è una fobia specifica, che rientra tra i disturbi d’ansia. Si tratta di una paura irrazionale e completamente incontrollabile verso gli oggetti di grandi dimensioni. Tale condizione è caratterizzata da intensi stati d’ansia, nonché terrore estremo e persistente, che insorgono quando il soggetto viene esposto allo stimolo fobico. Spesso, queste sensazioni sono così forti da influire negativamente sul normale funzionamento della persona e, nei casi peggiori, da comprometterne la qualità di vita. Di conseguenza, il soggetto può mettere in atto strategie di evitamento, che non fanno altro che rafforzare la fobia stessa.

La paura è una delle emozioni primarie dell’essere umano. In senso evolutivo, è stata fondamentale per la conservazione della specie, in quanto ha permesso ai nostri antenati di proteggersi da potenziali pericoli, come attacchi letali di animali, o altre situazioni dannose. Tuttavia, quando la paura diventa irrazionale e sproporzionata rispetto all’effettivo stimolo fobico, si parla di vera e propria fobia. Sono molteplici i fattori che possono causare la megalofobia, come:

  • Eventi traumatici passati: spesso, i traumi che un soggetto ha subito durante l’infanzia o in precedenza possono determinare l’insorgenza del disturbo. Per esempio, un bambino che ha assistito ad un incidente stradale fatale, in cui è coinvolto un camion, può sviluppare megalofobia.
  • Comportamenti imitativi: in questo caso, i comportamenti di apprendimento possono giocare un ruolo fondamentale nella comparsa del disturbo. Per esempio, il bambino può apprendere tale condizione dai comportamenti del padre o della madre e farla propria, in risposta a ciò che ha visto fare ai propri genitori o caregiver.
  • Vulnerabilità agli stati d’ansia: il fattore genetico può essere predisponente alla condizione. Infatti, se la persona dovesse avere una predisposizione per l’ansia potrebbe avere maggiori probabilità di soffrire di fobie come la megalofobia.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

I sintomi della megalofobia possono essere diversi e non tutte le persone li sperimentano allo stesso modo o con la stessa intensità. La sintomatologia, in genere, viene innescata alla vista di un oggetto di grandi dimensioni. Tuttavia, nei casi più gravi, viene scatenata anche solo pensando allo stimolo fobico. Infatti, il pericolo viene percepito dal megalofobico come realmente minaccioso, anche se in realtà è del tutto innocuo. Il sentimento di essere travolti e la paura per la propria incolumità sono talmente forti che si manifestano sotto forma di vari sintomi, sia fisici, che comportamentali. Tra questi, è possibile menzionare:

  • Ansia e paura estreme;
  • Aumento della frequenza cardiaca (tachicardia);
  • Secchezza delle fauci;
  • Disturbi visivi;
  • Dolore al petto;
  • Crisi di pianto;
  • Sensazione di soffocamento;
  • Palpitazioni;
  • Sudorazione eccessiva;
  • Nausea e altri disturbi gastrointestinali;
  • Difficoltà a respirare o respiro affannoso;
  • Tremori;
  • Vertigini;
  • Paura di morire o di perdere il controllo;
  • Bisogno impellente di fuggire dalla situazione temuta;
  • Attacco di panico.

Il livello d’ansia, in genere, varia in base al grado di vicinanza dello stimolo fobico. Nei casi più gravi, il soggetto presenta un vero e proprio attacco di panico, specialmente se è costretto a restare in quella situazione o crede sia impossibile allontanarsene. Lo stato ansioso può insorgere anche prima dell’esposizione allo stimolo fobico (ansia anticipatoria), cosa che spesso spinge il soggetto ad evitare le situazioni che gli recano maggiore disagio. Tuttavia, queste strategie di evitamento non fanno altro che peggiorare la situazione, in quanto non solo così la persona rafforza la propria paura irrazionale, ma si convince anche di non essere in grado di affrontarla.

L’evitamento della situazione o dell’oggetto temuto può interferire significativamente con il normale svolgimento delle attività quotidiane. Per esempio, il soggetto può evitare determinati luoghi e contesti, come evitare di partecipare ad una conferenza perché si tiene all’interno di un grattacielo o evitare di viaggiare o prendere mezzi di grandi dimensioni, come navi o aerei. Tutto ciò si riflette negativamente sulla vita sociale della persona, sul lavoro, sulle relazioni, nonché sulla quotidianità.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.

Gli oggetti di grandi dimensioni che possono scatenare la megalofobia sono molteplici. Per esempio, aerei, navi, grandi palazzi, grattacieli, animali e sculture imponenti. Tale fobia non si limita solo ad oggetti, ma può estendersi anche a panorami ampi, come montagne e vette molto alte, colline, alberi enormi, grandi specchi d’acqua, oceani, onde elevate e quant’altro. In genere, chi soffre di megalofobia, non ha paura solo di un oggetto in particolare, ma tale fobia si allarga a vari contesti e situazioni diverse che includono cose di grandi dimensioni.

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Non esistono veri e propri test per la megalofobia. Tuttavia, il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) delinea appositi criteri per diagnosticare le fobie, comprese quelle specifiche, quali:

  • Il soggetto presenta paura eccessiva, irragionevole, persistente e sproporzionata, innescata dallo stimolo fobico;
  • L’individuo sperimenta disagio significativo in presenza dell’oggetto o della situazione fobica, con conseguente messa in atto di strategie di evitamento;
  • Il soggetto soffre di ansia anticipatoria, tende a rimuginare e a temere situazioni future che coinvolgeranno l’oggetto fobico;
  • La paura estrema dura almeno da 6 mesi;
  • Tale paura non trova altra spiegazione, né medica né psicologica;
  • La condizione causa compromissione significativa delle aree di vita del soggetto, come funzionamento quotidiano, relazioni, vita sociale, professionale o scolastica.

La diagnosi di megalofobia è di tipo differenziale e deve essere eseguita secondo un approccio multidisciplinare. Il medico, infatti, può sottoporre il paziente a diversi esami e test clinici per escludere altre patologie riconducibili alla medesima sintomatologia. Una volta effettuata la corretta diagnosi, lo specialista stilerà il piano di trattamento più adeguato al singolo caso del paziente.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

Per quanto possa sembrare difficile, superare le fobie, compresa la megalofobia, è possibile. Vi sono, infatti, diversi trattamenti psicologici efficaci, come:

  • Terapia cognitivo-comportamentale: si basa sull’identificazione dei pensieri e dei comportamenti disfunzionali legati allo stimolo fobico. La terapia è volta a trasformare tali schemi di pensiero e di comportamento in altri più sani e adattivi. Attraverso la ristrutturazione cognitiva, il paziente può capire che si tratta solo di una paura irrazionale e che l’oggetto fobico, in realtà, non rappresenta un reale pericolo per la propria incolumità.
  • Terapia dell’esposizione: è una forma di terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta il soggetto ad affrontare la propria paura anziché evitarla. Infatti, in un ambiente sicuro, il paziente viene esposto gradualmente allo stimolo fobico, finché esso non sarà più in grado di generare profondo disagio nel soggetto. I pensieri e le sensazioni negative diminuiranno e il paziente svilupperà diverse strategie di coping per fronteggiare le situazioni stressanti.
  • Biofeedback: questa tecnica aiuta il paziente a controllare le risposte del proprio organismo allo stimolo fobico. Per esempio, il soggetto può imparare a ridurre la frequenza cardiaca elevata, causata da una situazione di forte disagio, attraverso la respirazione diaframmatica.
  • Terapia psicodinamica: si basa sull’idea che la fobia derivi da traumi passati, che hanno influito negativamente sul corretto sviluppo emotivo del soggetto. Tale terapia aiuta il paziente ad acquisire maggiore consapevolezza circa il proprio vissuto, così da elaborare i conflitti interiori irrisolti e modificare tali modelli disfunzionali.
  • Terapia breve strategica: è basata sull’approccio evidence-based e si serve di apposite manovre per sbloccare e interrompere i circoli viziosi che alimentano la condizione. Tale tecnica permette di riorientare la logica interna al problema, per spostarla verso la sua soluzione. Attraverso la terapia breve strategica, il paziente può modificare la percezione distorta che aveva delle cose, trasformando le reazioni patologiche in altre più sane.
  • Terapia di gruppo: il supporto di un gruppo di ascolto e la condivisione che persone che soffrono del medesimo disturbo aiutano i pazienti a non sentirsi soli e a sviluppare nuove strategie di coping per affrontare la condizione nel quotidiano.

Nel caso in cui la sintomatologia fosse troppo intensa, il medico curante può valutare la prescrizione di una terapia farmacologica. Solitamente, i farmaci che vengono impiegati per trattare gli stati ansiosi delle fobie includono:

  • Betabloccanti, utilizzati per ridurre i sintomi fisici dell’ansia, come la frequenza cardiaca accelerata;
  • Sedativi, come le benzodiazepine, impiegati nel trattamento a breve termine dell’ansia;
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI);
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI).

Tuttavia, si ricorda che i farmaci sono utili solo per alleviare i sintomi riconducibili alla condizione, ma non per curare la fobia stessa.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.

Oltre alla psicoterapia, esistono alcuni accorgimenti che aiutano il soggetto a gestire la sintomatologia nei momenti più stressanti. Tra questi, possiamo ricordare:

  • Esercizi di respirazione profonda per favorire il rilassamento, grazie all’attivazione del sistema nervoso parasimpatico;
  • Rilassamento muscolare progressivo per ridurre la tensione del corpo;
  • Pratica della mindfulness, una tecnica di rilassamento che riporta la persona al momento presente (“qui e ora”);
  • Tecniche di rilassamento, come la meditazione e lo yoga;
  • Cercare supporto e sostegno da familiari e amici;
  • Condurre uno stile di vita sano, facendo esercizio fisico regolare, seguendo una dieta varia e bilanciata con il giusto apporto di acqua e nutrienti, nonché instaurando una routine del sonno di qualità.

Queste tecniche di auto-aiuto possono aiutare il paziente a ridurre l’ansia legata allo stimolo fobico. Tuttavia, per superare la condizione, è necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale.

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