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La tristezza è una delle emozioni umane più comuni, che viene sperimentata da chiunque almeno una volta nella vita. Si tratta di uno stato d’animo passeggero, caratterizzato da abbassamento del tono dell’umore, senso di sconforto, bisogno di sostegno emotivo, tendenza all’isolamento, bisogno di piangere e quant’altro. È una reazione del tutto normale agli eventi deludenti e dolorosi della vita. In condizioni normali, la tristezza aiuta l’individuo a crescere ed evolvere. Tuttavia, se questo stato d’animo si protrae a lungo nel tempo, può sfociare in una vera e propria depressione. Continua a leggere per saperne di più.

La tristezza è una delle emozioni fondamentali descritte dallo psicologo statunitense Paul Ekman, insieme alla felicità, alla rabbia, alla paura, al disgusto e alla sorpresa. Si tratta di una risposta naturale e completamente normale a situazioni ed eventi sconvolgenti, dolorosi o deludenti, che coinvolgono dolore psicologico, emotivo e/o fisico. Tuttavia, la tristezza può insorgere anche senza una causa apparente. È possibile svegliarsi una mattina e semplicemente sentirsi tristi e malinconici.

La tristezza viene sperimentata dagli individui in modo diverso, soggettivo e personale. Alcuni segnali abituali che accompagnano il senso di tristezza includono:

  • Rabbia frequente: la rabbia può essere considerata la valvola di sfogo della tristezza. Quando, per esempio, un individuo si rifiuta di accettare la realtà, sopraggiungono frustrazione e rabbia.
  • Malumore: uno dei segnali più noti della tristezza è l’abbassamento del tono dell’umore.
  • Stanchezza, mancanza di energie, rallentamento psicomotorio: si tratta di reazioni indotte dal cervello per spingere la persona a fermarsi e riflettere.
  • Dolore muscolare e fisico: la somatizzazione del proprio vissuto e delle proprie emozioni può tradursi con la comparsa di dolore fisico.
  • Maggiore sensibilità: quando si è tristi, si è molto più sensibili ed empatici. Proprio per questo, basta poco per scatenare il pianto.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Le cause della tristezza possono essere molteplici e possono variare da persona a persona. Le più comuni includono:

  • Eventi di vita dolorosi, come la perdita di una persona cara, la fine di una relazione amorosa, la perdita del lavoro, un abbandono e quant’altro;
  • Delusioni di vario tipo;
  • Rifiuto;
  • Essere ignorati;
  • Essere presi in giro;
  • Essere incompresi;
  • Non aver raggiunto i propri obiettivi;
  • Perdita di un aspetto importante di sé, come l’autostima o la sicurezza in sé stessi.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

La tristezza è uno stato emotivo caratterizzato da sentimenti di infelicità e umore basso. Altri segni utili a riconoscere la tristezza includono:

  • Espressioni facciali: quando una persona è triste, gli angoli della bocca e degli occhi tendono ad andare verso il basso;
  • Tono di voce: il tono vocale è più basso nelle persone tristi e anche la velocità della parlata diminuisce;
  • Muscolatura facciale: i muscoli del viso tendono a perdere di rigidità, manifestando inespressività. Inoltre, la fronte risulta più corrugata;
  • Pupille: sembrerebbe che le persone tristi abbiano una dimensione della pupilla più ridotta;
  • Senso di tristezza: alcune delle sensazioni più comuni possono includere senso di oppressione al torace, pesantezza agli arti, bruciore alla gola e lacrimazione;
  • Postura: la muscolatura perde di tonicità e ciò si traduce in una postura curva o che tende verso il basso;
  • Sguardo: le persone tristi spesso rivolgono lo sguardo verso il basso, ma possono anche presentare uno sguardo perso, vuoto o lontano.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.

Il senso di tristezza può riflettersi anche a livello fisico. In particolare:

  • Quando una persona è triste, non solo sperimenta dolore emotivo, ma può presentare anche dolore fisico. Si tratta di una percezione somatica, che può portare all’indebolimento del sistema immunitario e, di conseguenza, all’insorgenza di malattie infiammatorie.
  • Alcuni studi hanno evidenziato come la tristezza abbassi la temperatura del corpo.
  • Anche l’appetito viene influenzato dalla tristezza. Infatti, nella maggior parte dei casi si registra un aumento dell’appetito, anche se non è raro vederne una diminuzione.
  • La tristezza aumenta i livelli di cortisolo nel cervello, il cosiddetto ormone dello stress.
  • Quando si è tristi, il cervello ha bisogno di più energie. Infatti, l’ippocampo viene attivato più del solito.
  • Aumenta il bisogno di piangere. Il pianto aiuta a liberarsi delle tensioni e a rilassarsi, grazie al rilascio di endorfine.
  • Quando una persona è triste, si sente fisicamente stanca, senza energie, svogliata e abbattuta.

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La tristezza viene connotata come un’emozione negativa, in quanto reca disagio e dolore emotivo, tra le altre cose. Per tale motivo, viene spesso nascosta, evitata o temuta. Tuttavia, l’essere tristi ha una sua propria funzione, si potrebbe dire “positiva”. Per esempio, senza la tristezza e lo sconforto, non saremmo in grado di apprezzare le altre emozioni o di sperimentare gioia e felicità. Inoltre, il senso di tristezza aiuta gli individui ad evolvere e cambiare nel tempo. Può essere intesa come una sorta di segnale che ci indica che qualcosa non sta andando per il verso giusto e come il propulsore che ci spinge a cambiare la situazione in cui siamo.

La tristezza aiuta a mettere in atto strategie di coping per adattarsi, affrontare e superare con efficacia le difficoltà della vita. È, quindi, fondamentale per elaborare gli eventi spiacevoli che ci accadono. Inoltre, questo stato emotivo ci permette di sperimentare la vicinanza e il supporto degli altri, ma al contempo ci aiuta a promuovere l’autoriflessione e l’analisi di alcuni aspetti della nostra vita. Per tutti questi motivi, accettare, esprimere e vivere la propria tristezza può essere utile e funzionale. Tuttavia, non dovrebbe essere uno stato emotivo troppo prolungato, in quanto potrebbe sfociare nello sviluppo di disturbi psichici importanti, come la depressione.

Disclaimer: le informazioni proposte non sono necessariamente esaustive.

Spesso, tristezza e depressione vengono confuse. Al giorno d’oggi, purtroppo, questi due termini sono diventati erroneamente intercambiabili. Capita molto spesso che le persone dicano di essere depresse quando invece provano “solamente” tristezza. Tuttavia, tristezza e depressione sono due cose ben distinte. Innanzitutto, la tristezza è uno stato d’animo, un’emozione, mentre la depressione è una vera e propria patologia mentale, motivo per cui deve essere correttamente trattata. Altre differenze che distinguono la tristezza dalla depressione includono:

  • Durata: un primo criterio fondamentale per distinguere tristezza e depressione è rappresentato dalla durata. In genere, la tristezza è un’emozione passeggera, che si risolve nel giro di poco tempo. La depressione, invece, è una patologia relativamente cronica o a lungo termine, ossia persiste finché non viene trattata adeguatamente. Infatti, per diagnosticare la depressione, il senso di tristezza provato dal paziente deve superare una durata continuativa di almeno 6 mesi.
  • Abulia: si intende la difficoltà o l’incapacità ad agire. Se da un lato la tristezza demotiva una persona, che tende a ridurre la propria vita sociale o lo svolgimento di altre attività quotidiane, dall’altro non compromette completamente la funzionalità dell’individuo. Ciò, invece, non accade nelle persone che soffrono di depressione, in quanto tale disturbo compromette sensibilmente la qualità di vita del soggetto. Ciò significa che il paziente si trova sopraffatto dall’estremo sconforto che prova, il che lo porta a trascurare i propri doveri a lungo termine.
  • Isolamento: le persone triste, nonostante tendano a mantenere un certo grado di isolamento, cercano qualcuno con cui parlare e condividere i propri pensieri e sentimenti, nel tentativo di ricevere consolazione. I soggetti depressi, invece, tendono ad isolarsi sempre più spesso e rifiutano il contatto con gli altri. In genere, si chiudono, tenendo per sé i propri pensieri, sentimenti ed emozioni. A lungo andare, una persona depressa finisce per isolarsi anche dalla propria famiglia.
  • Funzionalità: il livello di funzionalità del soggetto è un altro criterio che aiuta a distinguere la tristezza dalla depressione. La tristezza, infatti, modifica solo leggermente lo stile di vita di una persona. Forse è meno motivata e più riservata, ma comunque porta a termine tutte le attività quotidiane, come lavorare, occuparsi della casa e della famiglia e quant’altro. Invece, una persona depressa non è in grado di affrontare la propria giornata abituale e, per tale motivo, si trova spesso ad inventare scuse, in quanto trova estremamente complicato rispettare i propri doveri professionali, sociali, familiari e quant’altro.
  • Disperazione: una persona triste è giù di morale e prova dolore emotivo, ma riesce comunque a guardare al futuro, ridere e fare progetti. Un soggetto che soffre di depressione, invece, è incapace di guardare avanti, in quanto gli risulta già troppo faticoso vivere il presente. In questo caso, si verifica la disperazione. La persona vive avvolta dall’oscurità e non riesce a vedere la “luce in fondo al tunnel”.

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Innanzitutto, il miglior modo per affrontare la tristezza è accettandola. È importante provare ad abbracciare questo stato emotivo e concedersi il tempo e lo spazio necessari per essere tristi. Respingendola non si farebbe altro che alimentarla. Al contrario, affrontandola è possibile promuovere la propria crescita personale ed emotiva. Alcuni modi per vivere ed affrontare la tristezza in modo sano includono:

  • Consentirsi di essere triste: non c’è assolutamente da vergognarsi quando si prova tristezza. È fondamentale lasciarsi andare alla tristezza per evolvere e sentirsi meglio. Al contrario, reprimerla potrebbe causare importanti danni a lungo andare.
  • Ritagliarsi del tempo per sé: la tristezza spesso ci avvisa che qualcosa non sta andando come dovrebbe e richiede al corpo e alla mente di fermarsi. Per tale motivo, è indispensabile prendersi del tempo per vivere a pieno questa emozione. Solo abbracciandola sarà possibile tornare a sperimentare stati d’animo più positivi.
  • Sfogare il senso di tristezza: quando la tristezza incombe, è necessario lasciarla fruire. Alcune attività che aiutano a sfogare i sentimenti di tristezza sono, per esempio, scrivere, disegnare, fare una passeggiata all’aria aperta e quant’altro. Il pianto si rivela di particolare importanza, in quanto contribuisce a fare uscire il senso di frustrazione e il dolore emotivo. Dopo un pianto liberatorio, sarà più facile sentirsi meglio.
  • Essere gentili con sé stessi: noi stessi siamo il giudice più spietato che potremmo mai incontrare. Spesso, infatti, ci colpevolizziamo inutilmente. Proviamo ad essere più amorevoli con noi stessi ed evitiamo di adottare un atteggiamento giudicante.
  • Parlare con una persona cara: confidarsi e parlare con un amico o un componente della propria famiglia può aiutare ad esprimere le emozioni negative. Al contrario, tenersi tutto dentro potrebbe solo che peggiorare la situazione.
  • Accettare il cambiamento: il senso di tristezza, spesso, può derivare dalla resistenza al cambiamento. Anche se la maggior parte delle volte spaventa, il cambiamento è fonte di crescita, ispirazione ed evoluzione.
  • Rivolgersi ad uno psicoterapeuta: ogni persona reagisce alla tristezza in modo diverso e soggettivo. Alcuni riescono ad affrontarla e gestirla più facilmente, mentre altri hanno bisogno di un aiuto esterno. In questi casi, rivolgersi ad uno psicoterapeuta è la scelta migliore, in quanto l’esperto può aiutare il soggetto a riconoscere le cause del proprio dolore emotivo, per far sì che esso venga trasformato in qualcosa di positivo, da cui poter trarre insegnamento.

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