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I disturbi del comportamento alimentare comprendono tutte quelle condizioni in cui il soggetto sviluppa un rapporto patologico con il cibo e, di conseguenza, con il proprio corpo e l’immagine di sé. Si tratta, infatti, di vere e proprie patologie che possono compromettere la qualità di vita dell’individuo. I disturbi alimentari sono molteplici e molto diversi tra loro. Per tale motivo, necessitano di una diagnosi accurata e di un trattamento tempestivo, che varia a seconda del tipo di disturbo. Continua a leggere per saperne di più.

I disturbi del comportamento alimentare, anche conosciuti con l’acronimo DCA, sono disturbi psichiatrici invalidanti, caratterizzati da un rapporto patologico con il cibo e con il proprio corpo. Si tratta di disturbi potenzialmente mortali, che compromettono sia la salute fisica che psichica dell’individuo, nonché il suo funzionamento sociale. Per tale motivo, non vanno assolutamente sottovalutati, ma richiedono una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo.

tipi di disturbi alimentari

I disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nelle donne. Secondo il rapporto ISTISAN 13/6, infatti, l’incidenza dell’anoressia nervosa in Italia è stata stimata in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone all’anno per la popolazione femminile, mentre tale stima è nettamente inferiore per quella maschile (ossia fra 0,02 e 1,4 nuovi casi ogni anno). Questa disparità tra uomo e donna è simile anche per quanto riguarda la bulimia nervosa. Infatti, si registrano 12 nuovi casi per 100.000 persone in un anno per quanto riguarda il genere femminile e solo 0,8 nuovi casi per quello maschile.

I disturbi alimentari più conosciuti sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il Binge Eating Disorder.

  • Anoressia nervosa

L’anoressia nervosa è caratterizzata dalla paura di ingrassare e da una relazione patologica con il proprio corpo. Questo porta i soggetti che soffrono di tale disturbo a intraprendere gravi restrizioni alimentari o ad assumere comportamenti di controllo del peso, come svolgere un’attività fisica eccessiva. L’anoressia nervosa non si riflette solo sull’aspetto fisico, ma coinvolge anche problematiche emotive e cognitive. Infatti, questi pazienti presentano spesso un pensiero rigido, focalizzato in gran parte sul cibo e sulle preoccupazioni per il proprio corpo.

Inoltre, lamentano difficoltà nel riconoscimento e nella gestione delle proprie emozioni. L’anoressia nervosa può risultare fatale. Infatti, si tratta di uno dei disturbi psichiatrici con il più alto tasso di mortalità. Questo è dovuto al fatto che l’eccessiva magrezza, causata da diete sempre più rigide e dal vomito autoindotto, può portare a malnutrizione e a diverse problematiche fisiologiche che coinvolgono tutti gli organi e i sistemi.

  • Bulimia nervosa

La bulimia nervosa è caratterizzata da abbuffate seguite da vomito o da altri comportamenti di compenso e dall’eccessiva preoccupazione per il proprio peso e le proprie forme. Le condotte di compenso sono comportamenti disfunzionali che hanno come obiettivo il controllo del peso corporeo. Il soggetto affetto da bulimia nervosa perde completamente il controllo nel mangiare e finisce così per ingerire grandi quantità di cibo, per poi pentirsi e liberarsene in diversi modi, attraverso il vomito o l’utilizzo di lassativi per esempio.

Anche in questo caso, tali comportamenti sono guidati da una valutazione negativa di sé, relativa al proprio peso e al proprio aspetto fisico. A differenza dell’anoressia nervosa, in cui i soggetti sono caratterizzati da forte sottopeso, le persone che soffrono di bulimia nervosa possono trovarsi in una condizione di sottopeso, normopeso o addirittura sovrappeso. Tale caratteristica varia a seconda della frequenza con cui le condotte compensatorie vengono messe in atto.

  • Binge Eating Disorder (BED)

Il Binge Eating Disorder è il disturbo da alimentazione incontrollata ed è caratterizzato dalla presenza di abbuffate, come nel caso della bulimia nervosa, ma senza che vengano attuati dei comportamenti compensatori. Col passare del tempo, coloro che sono affetti da tale disturbo, generalmente, sviluppano obesità, nonché un marcato disagio psicologico, depressione e bassa autostima. A seguito delle cosiddette abbuffate, il soggetto prova sintomi fisici e psicologici negativi. Oltre al dolore fisico causato dall’eccessiva ingestione di cibo, sperimenta anche vergogna, frustrazione, tristezza o altri sentimenti spiacevoli.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

I disturbi alimentari sono condizioni di natura multifattoriale. Ciò significa che il loro sviluppo è dato dalla combinazione di più fattori, come genetici, familiari, biologici, ambientali e psicologici. Indubbiamente, anche la società e i modelli di riferimento che mostrano corpi “perfetti” svolgono un ruolo determinante. Secondo un documento redatto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con la AUSL Umbria 2, i fattori predisponenti includono:

  • Familiarità per i disturbi del comportamento alimentare, depressione e abuso di sostanze;
  • Possibili eventi avversi o traumatici, malattie croniche dell’infanzia e difficoltà alimentari precoci;
  • Appartenenza a gruppi sociali nei quali è maggiore la pressione socio-culturale verso la magrezza (per esempio, modelle, ginnaste, ballerine e quant’altro);
  • Percezione e interiorizzazione dell’ideale della magrezza;
  • Insoddisfazione dell’immagine corporea;
  • Scarsa autostima e perfezionismo;
  • Stati emotivi negativi.

A ciò si aggiungono altri fattori determinanti, come i comportamenti dietetici persistenti, il sovrappeso e l’obesità in adolescenza o durante l’infanzia e le critiche ricevute sul proprio peso o sul proprio aspetto corporeo.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

In linea generale, i disturbi alimentari causano sintomi fisici e psicologici, quali:

  • Sintomi fisici:
    • Alterazione del metabolismo;
    • Disturbi del sonno;
    • Perdita o aumento di peso;
    • Indebolimento muscolare.
  • Sintomi psicologici:
    • Tendenza all’isolamento o solitudine;
    • Rabbia;
    • Rimuginio;
    • Sbalzi d’umore;
    • Comportamenti ossessivi e ritualizzati;
    • Ansia;
    • Depressione;
    • Paura di perdere il controllo.

I sintomi dei disturbi del comportamento alimentare, come abbiamo visto, sono molteplici. Tuttavia, le caratteristiche principali variano a seconda della patologia:

  • Anoressia nervosa: la sintomatologia principale comprende il dimagrimento progressivo e il rifiuto a mantenere un peso adeguato alla propria età.
  • Bulimia nervosa: i sintomi comprendono le abbuffate con perdita del controllo e comportamenti di compenso, come il vomito autoindotto, l’utilizzo di lassativi e quant’altro.
  • Binge Eating Disorder: la sintomatologia comprende le abbuffate con perdita di controllo, ma senza la messa in atto di comportamenti di compensazione, nonostante siano presenti sintomi fisici (per esempio, gonfiore addominale e dolore allo stomaco) e psicologici (come senso di vergogna, di colpa, di disgusto verso sé stessi) spiacevoli.

La relazione patologica con il cibo e con il proprio corpo causa malnutrizione. La sintomatologia della malnutrizione può essere suddivisa in:

  • Effetti psicologici:
    • Modificazione del modo di pensare;
    • Preoccupazioni nei confronti del cibo e dell’alimentazione;
    • Danneggiamento della concentrazione;
    • Pensiero inflessibile;
    • Difficoltà nel prendere decisioni;
    • Procrastinazione;
    • Modificazioni emotive, come sbalzi dell’umore, depressione e irritabilità;
    • Aumento dell’ossessività, come necessità di prevedibilità, di seguire una routine e di tenere le cose in ordine o di accumulare cose;
    • Rituali alimentari, come tagliare il cibo in piccoli pezzi o in forme geometriche, mangiare lentamente e quant’altro.
  • Effetti psicosociali:
    • Perdita di interessi;
    • Perdita del desiderio sessuale;
    • Isolamento sociale.
  • Effetti fisici:
    • Modificazioni nella struttura e nella funzione del cervello;
    • Perdita di massa ossea;
    • Sentire freddo;
    • Disturbi del sonno;
    • Debolezza muscolare;
    • Sensazione di pienezza;
    • Danneggiamento della fertilità;
    • Diminuzione del metabolismo basale.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

I disturbi alimentari possono comportare numerose conseguenze pericolose per la salute psicofisica dell’individuo. Nei casi più gravi, possono avere anche esiti fatali.

  • Conseguenze fisiche:
    • Fragilità di unghie e capelli;
    • Pelle secca;
    • Problematiche cardiache;
    • Edemi a occhi e caviglie;
    • Mancanza di concentrazione.
  • Conseguenze psicologiche:
    • Compromissione delle relazioni;
    • Insorgenza di disturbi depressivi;
    • Compromissione marcata della qualità della vita.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.

Come abbiamo già menzionato, i disturbi alimentari colpiscono principalmente le donne, specialmente in età adolescenziale. Alcuni campanelli d’allarme che aiutano i genitori a riconoscere la potenziale presenza di un disturbo alimentare comprendono:

  • Eccessiva attenzione al peso o alla forma del corpo;
  • Ricorrenza a diete o cambi repentini delle abitudini alimentari;
  • Alterazioni improvvise del tono dell’umore;
  • Tendenza ad isolarsi e a diventare più nervosi e irritabili;
  • Lasciare subito la tavola dopo aver mangiato per recarsi in bagno;
  • Rifiutarsi di mangiare affermando di aver già mangiato fuori casa, per esempio;
  • Ritrovare il frigo o la dispensa svuotati;
  • Saltare i pasti abitualmente;
  • Lamentarsi di essere grassi, anche quando in realtà si è in una condizione di normopeso o addirittura sottopeso;
  • Pesarsi e guardarsi allo specchio assiduamente;
  • Selezionare il cibo da mangiare, preferendo cibi ipocalorici;
  • Rifiutarsi o provare disagio nel mangiare in luoghi pubblici, come ristoranti;
  • Cucinare grosse quantità di cibo, ma mangiare poco o niente di ciò che si è preparato.

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Il trattamento dei disturbi alimentari richiede un approccio multidisciplinare e la collaborazione di diversi esperti, tra cui medici, psicologi, psichiatri, dietisti e nutrizionisti. Il percorso di guarigione non è facile e può richiedere tempi piuttosto lunghi. Ciò è dovuto al fatto che non solo è prevista una rieducazione del comportamento alimentare, ma entrano in gioco anche diversi fattori psicologici, personali, ambientali e sociali. Per tale motivo, il supporto da parte della famiglia e dei cari del paziente è fondamentale.

Disturbi alimentari: come uscirne

Per il trattamento dei disturbi alimentari è possibile rivolgersi a centri specializzati che si occupano di queste problematiche. Esistono, inoltre, delle strutture riabilitative che prevedono una degenza a lungo termine (programmi residenziali). Nei casi più gravi, invece, quando il quadro clinico è compromesso e la situazione è ormai diventata invalidante, il paziente deve essere ricoverato e ricevere il nutrimento attraverso il sondino gastrico.

L’obiettivo dei trattamenti dei disturbi alimentari è quello di ristabilire gradualmente un peso corporeo adeguato, introducendo in modo guidato e graduale anche i cibi considerati “tabù”, e di ridurre le condotte di compenso e di discontrollo alimentare (quando presenti). Esistono diverse forme di riabilitazione nutrizionale, che possono variare a seconda del modello terapeutico scelto, quali:

  • Pasto assistito: il paziente viene assistito durante i pasti da un operatore. Attraverso una pianificazione del pasto con schemi dietetici adeguati al recupero del peso corporeo e un percorso psicologico per affrontare e gestire la resistenza al cambiamento, il paziente è in grado di superare gli ostacoli che gli impediscono di alimentarsi in modo corretto, in termini di qualità e quantità.
  • Alimentazione meccanica: questo approccio aiuta a ridurre l’ansia nei confronti del cibo e la paura relativa all’aumento di peso. Grazie ad un’alimentazione “meccanica” pianificata e prevedibile, che permette l’incremento di peso graduale, nei pazienti si riduce la convinzione che determinati alimenti e determinate quantità di cibo comportino la perdita di controllo sul proprio peso corporeo. In questo approccio, il cibo è considerato come una medicina. È importante che venga evitata qualsiasi influenza di stimoli esterni, senso di fame, sazietà o pienezza.
  • Riabilitazione nutrizionale ad approccio psicobiologico e TFC: questo approccio non ha l’unico obiettivo del recupero ponderare, ma aiuta a ripristinare condizioni nutrizionali accettabili e le abilità che la malattia ha compromesso. Insieme alle problematiche alimentari, si affrontano anche il sistema di fame e sazietà, nonché il controllo del peso corporeo, grazie ad un approccio collaborativo che unisce anche aspetti psicoeducativi. Il paziente recupera così una percezione reale dei propri bisogni e affronta progressivamente le paure legate al recupero del peso corporeo, sviluppando nuove competenze nutrizionali, trovando nuove strategie da mettere in atto in sostituzione dei comportamenti disfunzionali e riducendo la rigidità relativa all’idea di dieta. Il TFC è un percorso intensivo di riabilitazione nutrizionale, attuato in regime semiresidenziale o residenziale, che prevede un’assistenza continua del dietista. Utilizza un approccio psicobiologico e si basa sulla sperimentazione guidata nel consumo dei pasti, sull’interruzione delle condotte disfunzionali legate al cibo e sulla gestione dell’ansia e degli stati emotivi che ne conseguono.

In linea generale, il trattamento dei disturbi alimentari prevede il ripristino del peso e delle funzionalità fisiche, nonché permette di affrontare gli aspetti psicologici che stanno alla base del disturbo. Tra i trattamenti più efficaci, è possibile menzionare:

  • Terapia cognitivo-comportamentale, che ha l’obiettivo di modificare tutti quei pensieri e comportamenti disfunzionali che hanno condotto allo sviluppo di un disturbo alimentare, trasformandoli gradualmente in pensieri e comportamenti sani;
  • Terapia interpersonale, che permette di individuare le difficoltà nel rapporto con le altre persone, che possono aver contribuito all’insorgenza del disturbo;
  • Counselling nutrizionale, che consiste nell’affiancamento di una figura professionale (dietologo, nutrizionista, ecc.) per l’instaurazione di un regime alimentare sano;
  • Terapia di gruppo, che permette al paziente di condividere il proprio vissuto e le proprie problematiche con persone che soffrono del medesimo disturbo;
  • Terapia familiare, che coinvolge i membri della famiglia del paziente al fine di comprendere le dinamiche della patologia per aiutare al meglio il soggetto durante il percorso riabilitativo;
  • Terapia farmacologica, che consiste nella somministrazione di farmaci (come antidepressivi, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, ecc.) che possono aiutare nella gestione di determinati sintomi del disturbo.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

Per aiutare una persona con disturbi alimentari, è fondamentale non esprimere giudizi e commenti, nemmeno in positivo, in quanto potrebbero rinforzare i comportamenti e i pensieri disfunzionali del soggetto. È importante anche non parlare di diete o di conteggio calorico, ma soprattutto è bene non proporre soluzioni lampo o fai da te. Al contrario, è indispensabile ascoltare la persona e dimostrarsi disponibili, qualora le servisse sostegno o aiuto. Inoltre, con il giusto tatto, è necessario consigliarle di rivolgersi ad un professionista. Solo riconoscendo di avere un problema sarà possibile intraprendere un percorso di cura per uscire definitivamente dai disturbi alimentari. Difficilmente si riesce a guarire da soli, in quanto si tratta di disturbi molto complicati che coinvolgono sia aspetti fisici che psicologici. Per tale motivo, è indispensabile parlarne con un medico e farsi seguire da specialisti del settore.

Per evitare di rinforzare le condotte disfunzionali o di compensazione di coloro che soffrono di disturbi alimentari, è necessario evitare di consigliare:

  • Diete miracolose, ipocaloriche, proteiche o qualsiasi altro tipo di dieta;
  • Allenamenti per perdere peso;
  • Meccanismi di compensazione di vario tipo;
  • Sostituzione dei cibi con alimenti light;
  • Beveroni proteici o sostitutivi dei pasti;
  • Evitare le uscite sociali;
  • Evitare il cibo pericoloso o tabù;
  • Digiuni;
  • Rimedi miracolosi.

Inoltre, per aiutare un proprio caro che soffre di disturbi dell’alimentazione, può essere utile rivolgersi ad uno specialista o uno psicologo per conoscere più a fondo le dinamiche della patologia. Il medico potrà consigliare come comportarsi con il paziente e come essere di supporto per il suo percorso riabilitativo.

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