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Modificato e recensito clinicamente da THE BALANCE Squadra
Fatto verificato

La dipendenza da cannabis è reale e possibile, specialmente se il soggetto ne abusa, ne fa un uso cronico o consuma marijuana con elevati livelli di THC. La marijuana, l’hashish e i prodotti derivati agiscono sul sistema endocannabinoide umano, permettendo il rilascio di determinate sostanze che aumentano l’euforia, il buonumore e il senso di benessere.

Tuttavia, questa droga leggera comprende numerose sfaccettature e può causare anche ripercussioni negative sulla salute fisica e mentale dell’individuo che ne fa uso. Per tale motivo, per comprendere appieno come funziona la dipendenza da cannabis e come trattarla, è necessario fare un passo indietro e capire meglio di cosa stiamo parlando, dei diversi principi attivi delle infiorescenze e di come essi agiscono sul nostro corpo. Va ricordato, infine, che la dipendenza da cannabis, così come la relativa astinenza, è curabile con il giusto supporto psicologico.

La cannabis o canapa è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabacee. Possono distinguersi 3 varietà principali, ossia sativa, indica e ruderalis. Ognuna di esse presenta caratteristiche genetiche diverse, nonché effetti differenti sull’individuo che le consuma:

  • Sativa: presenta elevate concentrazioni di THC e un basso contenuto di CBD. Gli effetti sul soggetto sono fortemente energizzanti e stimolanti. Favorisce la creatività e la concentrazione;
  • Indica: presenta un’elevata concentrazione di CBD e favorisce il rilassamento mentale e muscolare. Agisce da calmante e concilia il sonno;
  • Ruderalis: presenta concentrazioni di THC e CBD talmente basse da non provocare particolari effetti sul soggetto che la consuma. In genere, viene utilizzata per creare delle varietà ibride.

La cannabis contiene diverse sostanze, ma i principi attivi principali sono costituiti da:

  • THC (tetraidrocannabinolo): si tratta dell’unico componente che possiede proprietà psicoattive. Tale sostanza provoca un’alterazione momentanea della coscienza del soggetto, motivo per cui dopo il consumo manifesterà il classico effetto della marijuana, lo sballo. Il THC si lega ai due recettori primari del sistema endocannabinoide umano (responsabile della regolazione del metabolismo, dell’appetito, dell’immunità e fondamentale per la comunicazione cellulare e la memoria), il CB1 e il CB2. Attivando questi recettori, il THC altera il traffico chimico del cervello, dando origine allo sballo.
  • CBD (cannabidiolo): a differenza del THC, il CBD non è una sostanza psicoattiva. Anch’esso si lega ai recettori del sistema endocannabinoide, ma in modo differente. Agisce su tale sistema andando a ripristinare l’equilibrio biologico, laddove ci fosse stata un’alterazione causata da patologie e traumi, per esempio. In particolare, legandosi ai recettori CB2, attua un’azione antinfiammatoria, rilassante e antidolorifica. Per tale motivo, trova largo impiego nel trattamento di numerose patologie, come l’epilessia, l’ansia, la psicosi e altri disturbi.

La cannabis produce numerosi effetti, sia positivi che negativi, sull’individuo che la consuma. Innanzitutto, agisce sul pensiero, sulla memoria, sulla concentrazione, sul dolore, sulla percezione sensoriale, sul movimento, sulla percezione del tempo, sull’appetito e sullo sviluppo cerebrale. Per esempio, numerosi studi hanno dimostrato che l’uso di marijuana in adolescenza può influire negativamente sullo sviluppo del cervello e sulle facoltà cognitive del soggetto.

In linea generale, l’individuo sotto l’effetto della marijuana può sperimentare:

  • Senso di euforia e benessere;
  • Aumento della disinibizione;
  • Incremento dell’attività sessuale;
  • Aumento dell’appetito, la cosiddetta “fame chimica”;
  • Iperemia congiuntivale (occhi rossi dovuti a un maggior afflusso di sangue);
  • Secchezza delle fauci;
  • Tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
  • Alterazioni cognitive e motorie.

Tra gli effetti negativi del consumo di cannabis, troviamo:

  • Riduzione della memoria;
  • Diminuzione dei riflessi;
  • Alterazione del senso del tempo, dei colori, dei suoni, della coordinazione dei movimenti;
  • Sbalzi d’umore;
  • Diminuzione della capacità di pensiero e di problem-solving;
  • Allucinazioni e psicosi, nei casi più gravi.

Va, inoltre, ricordato che gli effetti su corpo e mente variano in base al tipo di prodotto scelto e alle relative concentrazioni dei principi attivi.

Un eccessivo consumo di cannabis può portare a numerose conseguenze nel lungo periodo, nonché alla vera e propria dipendenza. Tra queste, ricordiamo:

  • Ansia;
  • Depressione;
  • Panico;
  • Disforia (un disturbo dell’umore);
  • Bronchiti e problemi polmonari;
  • Allucinazioni;
  • Deliri;
  • Schizofrenia;
  • Problemi di apprendimento e di memoria;
  • Psicosi.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

Ora che abbiamo approfondito i vari componenti della cannabis e i diversi effetti che hanno sull’organismo, possiamo comprendere meglio i meccanismi che stanno dietro allo sviluppo di una dipendenza da marijuana. La dipendenza da cannabis, anche nota come disturbo da uso di marijuana, si sviluppa quando il soggetto abusa di questa sostanza e ha notevoli difficoltà a controllarne l’assunzione.

Gli effetti benefici della marijuana portano il soggetto a richiederne sempre di più, in quanto un uso prolungato può portare all’assuefazione e alla diminuzione dello sballo nel tempo. L’individuo, nel tentativo di provare di nuovo l’euforia tipica dello sballo, sente il bisogno di aumentarne la dose fino a non riuscire più a farne a meno. Il motivo dello sviluppo della dipendenza da cannabis risiede nel THC. Come abbiamo già detto, questo principio attivo interagisce con i recettori del sistema endocannabinoide, andando a modificare il normale rilascio di determinate sostanze, come la dopamina (ormone della motivazione e del piacere) e la serotonina (ormone del buonumore). Come per qualsiasi altro tipo di dipendenza, un maggiore rilascio di tali sostanze innesca nel cervello del soggetto il desiderio e il bisogno di continuare ad assumere la cannabis.

I sintomi della dipendenza da cannabis sono molteplici e possono variare da persona a persona. Per esempio, per alcuni individui la sintomatologia è lieve, mentre per altri può compromettere significativamente la propria salute mentale e la propria vita sociale e lavorativa.

Tra i sintomi più comuni della dipendenza da hashish e marijuana, ricordiamo:

  • Consumo di cannabis sempre più frequente e in quantità maggiori;
  • Forte desiderio di consumarla in continuazione (“Craving”);
  • Perdita di interesse per attività che prima davano piacere, come hobby e passioni varie;
  • Frequenti e inspiegabili assenze dal lavoro o dalla scuola;
  • Diminuzione delle prestazioni professionali o scolastiche;
  • Provare a smettere senza riuscirci;
  • Letargia;
  • Irritabilità e aggressività;
  • Isolamento sociale;
  • Paranoia;
  • Depressione;
  • Negazione (il soggetto non ammette di essere dipendente dalla sostanza);
  • Umore depresso;
  • Disturbi del sonno;
  • Agitazione motoria.

Disclaimer: l’elenco proposto non è da considerarsi esaustivo.

L’astinenza da cannabis, anche conosciuta come sindrome da astinenza da cannabis, si presenta quando il soggetto interrompe bruscamente, volontariamente o involontariamente, l’assunzione di tale sostanza. L’individuo sperimenterà, quindi, la cosiddetta “crisi di astinenza”. I sintomi più comuni di tale condizione includono:

  • Ansia;
  • Insonnia;
  • Sudorazione notturna;
  • Mal di testa;
  • Irritabilità;
  • Depressione;
  • Irrequietezza;
  • Diminuzione dell’appetito;
  • Sbalzi d’umore;
  • Irascibilità non motivata;
  • Attacchi di panico;
  • Malessere generale;
  • Sintomi simil-influenzali;
  • Disturbi gastrointestinali.

La durata della sintomatologia varia da individuo a individuo. Solitamente, compare poche ore dopo l’interruzione dell’assunzione e persiste per alcune settimane. In genere, le prime due settimane sono il momento peggiore in cui i sintomi sono più intensi. Dalla terza settimana, la sintomatologia si attenua, fino ad arrivare alla quarta settimana, in cui i sintomi dovrebbero scomparire del tutto.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Per gestire al meglio i sintomi dell’astinenza da cannabis, è possibile adottare alcuni accorgimenti, come:

  • Restare ben idratati: si consigliano tra i 10 e i 12 bicchieri d’acqua al giorno. È importante non sostituire l’acqua con bevande zuccherate o contenenti caffeina, in quanto potrebbero contribuire alla disidratazione dell’organismo.
  • Fare attività fisica: favorisce lo smaltimento delle tossine accumulatesi dall’uso continuativo di cannabis. Si consiglia di praticare sport per almeno 30 minuti al giorno.
  • Seguire un’alimentazione sana, varia ed equilibrata: preferire frutta e verdura a cibi grassi, pesanti, zuccherati, fritti o industriali. Inoltre, si consiglia di sostituire la carne rossa con carne magra, come quella di pollo o di tacchino.
  • Praticare le tecniche di rilassamento: aiutano a gestire meglio l’ansia, tipica della sindrome da astinenza da cannabis. È possibile praticarle in autonomia o sotto la guida di un maestro. Bastano circa 10-15 minuti al giorno per rilassare la mente.
  • Creare la giusta routine del sonno: andare a dormire ad orari regolari tutte le notti e cercare di evitare il sonnellino pomeridiano. In questo modo, è possibile normalizzare il ritmo circadiano dell’organismo che, a sua volta, permetterà di affrontare meglio la sintomatologia dell’astinenza.
  • Chiedere aiuto a familiari e amici: può aiutare il soggetto ad affrontare in maniera più positiva questo duro periodo di transizione.

Disclaimer: l’elenco fornito non è da considerarsi necessariamente esaustivo e non intende in alcun modo sostituirsi a quanto consigliato dal medico.

Per uscire dalla dipendenza da hashish e marijuana si sconsiglia il fai da te, in quanto il soggetto potrebbe ricaderci più facilmente se non seguito da un supporto esterno. Per trattare questo tipo di disturbo, così come per altri tipi di dipendenze, è necessario affidarsi a professionisti, come psicologi, psichiatri e psicoterapeuti. Inizialmente, è possibile discuterne con il proprio medico di base, che saprà indirizzare il soggetto verso lo specialista più consono. A seguito di un check-up completo, che comprende una valutazione psichiatrica, test di laboratorio e valutazioni sullo stile di vita e sul regime alimentare del soggetto che si vuole disintossicare, lo specialista potrà individuare il trattamento più efficace e adatto al singolo caso.

I trattamenti principali della dipendenza da cannabis includono:

  • Psicoterapia: in particolare, la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta il soggetto ad impostare i propri meccanismi di pensiero in funzione del cambiamento di quelle abitudini che l’hanno condotto alla dipendenza. Non solo, la psicoterapia aiuta l’individuo anche nella gestione delle emozioni negative, del tono dell’umore e dei vari disturbi psicologici che insorgono a causa dell’astinenza.
  • Terapia farmacologica: nei casi con una sintomatologia molto grave, lo specialista può decidere di prescrivere determinati farmaci al paziente, in modo che possa gestire meglio i sintomi dell’astinenza.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

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