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I centri di cura per l’autolesionismo non sono molto diffusi in Italia. È più facile trovare strutture in cui vengono trattati i diversi disturbi psicologici o le varie malattie mentali, con un reparto o ambulatorio apposito dedicato alla cura dell’autolesionismo. Il motivo è che il trattamento di questo disturbo richiede un percorso lungo, costante e regolare. È necessario andare all’origine del dolore emotivo che porta il paziente a procurarsi danno fisico. È abbastanza ovvio, quindi, che il disturbo non può essere risolto con un semplice ricovero, a meno che non si tratti di strutture che offrono accoglienza per lunghi periodi di tempo.
Continua a leggere se vuoi sapere cos’è l’autolesionismo, quali sono le sue conseguenze e come si cura.
Viene definito “autolesionismo” l’atto di farsi del male intenzionalmente. La persona che ne soffre si pratica danno fisico nel tentativo di ridurre il proprio dolore emotivo o psicologico. Nella maggior parte dei casi, questi soggetti non hanno tendenze suicidarie. Tuttavia, questi comportamenti possono mettere seriamente a rischio la vita dell’interessato. Per questo motivo, è necessario agire il prima possibile e farsi aiutare per curare questa patologia.
Le cause di tale comportamento possono essere molteplici. In genere, il soggetto decide di infliggersi danno fisico per alleviare le sofferenze provenienti da traumi e abusi, problematiche di tipo sociale o psicologico e vari traumi emotivi. L’autolesionismo può colpire sia adulti che adolescenti, sia donne che uomini. Sono diverse anche le tipologie di danno fisico che il paziente si reca, come tagli, bruciature, colpi violenti, ingestione di farmaci, abuso di alcolici e quant’altro.
Le persone possono ferirsi per tanti motivi. Alcune sentono di non essere connesse con il proprio corpo, altre si sentono morte dentro, altre ancora vedono nell’autolesionismo l’unico modo per alleviare le proprie sofferenze emotive. Per alcune, addirittura, recarsi danno fisico è un modo per evitare o prevenire il suicidio, per punirsi o per comunicare il proprio dolore interiore. Nonostante ci si possa ferire per diverse ragioni, vi sono dei tratti caratteristici che possono distinguere una personalità autolesionista, come:
- Costante pensiero di ferirsi, che diventa più forte nei momenti di stress;
- Sentimenti di rabbia, delusione, solitudine, depressione, tensione, senso di vuoto incolmabile, senso di impotenza o di colpa, prima dell’atto lesivo che ne scatena il meccanismo;
- Stati emotivi negativi, sensazione di vuoto interiore e freddezza;
- Incapacità di verbalizzare i propri sentimenti e il proprio stato d’animo, di esprimerli e comunicarli a qualcuno;
- Concomitanza di disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia;
- Forte depressione, anche con pensieri suicidari;
- Incapacità di sentirsi vivi;
- Odio verso il proprio corpo.
Si stima che le persone autolesioniste siano a maggioranza femminile. Questo può essere dovuto a fattori sociali, in quanto le donne tendono a reprimere la propria rabbia e aggressività o a rivolgerla verso sé stesse.
Disclaimer: l’elenco proposto non è necessariamente esaustivo.
Se non curato con il giusto trattamento, l’autolesionismo può portare a gravi conseguenze per il paziente. Quella più temuta e pericolosa è la possibilità concreta di togliersi la vita, specialmente se l’individuo soffre di tendenze suicidarie. Alcuni comportamenti autolesivi, infatti, possono avere un esito fatale, come l’ingestione di grandi quantità di farmaci, praticarsi tagli molto profondi o colpirsi alla testa molto violentemente. Solo un intervento tempestivo da parte del personale medico può salvare la vita della persona in questione.
Vi sono, poi, altre conseguenze non fatali, ma comunque estremamente pericolose per l’incolumità del soggetto, che possono originare da un comportamento autolesionista, quali:
- Disturbi alimentari gravi, come anoressia nervosa e bulimia;
- Abuso di alcolici.
Sebbene le suddette complicanze possano interessare tutti gli individui autolesionisti, esistono dei fattori di rischio importanti che ne aumenterebbero la probabilità di incorrervi. Tra questi, ricordiamo:
- Procurarsi danno fisico in modo particolarmente violento;
- Farsi del male con regolarità;
- Isolamento sociale e interruzione di qualsiasi rapporto con famiglia e amici;
- Presenza di altre malattie mentali.
Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.
Per aiutare una persona autolesionista, è necessario prestare attenzione a determinati fattori, non essere giudicante nei suoi confronti e incoraggiare l’aiuto di un professionista. In particolare:
- Valutare le sue ferite: è fondamentale valutare il danno fisico che il soggetto si è recato, per poter individuare una possibile emergenza medica e, di conseguenza, poter chiamare i soccorsi tempestivamente.
- Ascoltare senza giudicare: è importante che la persona venga ascoltata, senza sentirsi criticata, sminuita, rimproverata o giudicata. È necessario mantenere un atteggiamento calmo, in modo che l’individuo senta di potersi aprire e comunicare i propri sentimenti di angoscia o i motivi che stanno provocando quel comportamento.
- Rassicurare la persona: è indispensabile che il soggetto sappia che esiste una soluzione al suo problema. L’amico o il familiare che gli sta vicino dovrebbe cercare di sottolineare questo aspetto.
- Porre delle domande, ma non in maniera diretta: spesso, l’autolesionista si chiude a riccio e tende a non esprimere i propri sentimenti. È necessario indagare questi sentimenti, ma senza fargli domande dirette. È possibile partire alla larga chiedendogli, per esempio, come si sente o come stanno andando le cose.
- Offrire il proprio sostegno: è indispensabile che il soggetto sappia di non essere solo e di poter contare su qualcuno. Un valido aiuto è fargli capire che sei lì per lui/lei.
- Essere pazienti: spesso l’autolesionista si mette sulla difensiva e tende a nascondere il proprio disturbo. È fondamentale riuscire ad essere pazienti e lasciargli il proprio tempo per aprirsi.
- Incoraggiare l’auto-aiuto: è importante incoraggiarlo a provare diverse strategie di supporto, magari le stesse che l’hanno aiutato a stare meglio in passato.
- Raccomandare di rivolgersi ad un professionista: le strategie di auto-aiuto possono aiutare, ma non risolvono il problema, in quanto alla base vi è sempre un dolore emotivo o psicologico. È necessario, quindi, consigliare all’autolesionista di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, per poter indagare a fondo la causa scatenante e trovare una soluzione efficace.
Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.
Il trattamento dell’autolesionismo prevede di intraprendere un percorso psicoterapico. Spesso, richiede una collaborazione tra più specialisti, come medici, psichiatri e psicologi. Tra le terapie più comuni ed efficaci, è possibile menzionare:
- Terapia cognitivo-comportamentale: lo specialista porta il paziente a riconoscere i pensieri distorti che l’hanno condotto ad auto-lesionarsi, per poi aiutarlo a dominarli, correggerli e trasformarli in pensieri sani e funzionali.
- Terapia familiare: è di supporto ai familiari del paziente, in quanto giocano un ruolo fondamentale per la buona riuscita del percorso psicoterapico. Questa terapia aiuta la famiglia a comprendere le dinamiche del disturbo e come potersi comportare per migliorare la condizione del soggetto sofferente.
- Terapia di gruppo: per il paziente è importante potersi confrontare e condividere la propria esperienza con persone che hanno avuto lo stesso suo problema. Questo trattamento può essere incoraggiante, fa sentire meno soli e sprona il soggetto ad aprirsi.
Disclaimer: l’elenco proposto potrebbe non essere esaustivo.
I centri di cura per l’autolesionismo sono strutture che accolgono diversi specialisti al fine di trattare il disturbo sotto i vari punti di vista. La maggior parte di essi, però, è dedicata alla cura dei disturbi della sfera psichica in generale. Sarà, poi, lo specialista ad intraprendere un percorso volto alla cura dell’autolesionismo.
Esistono centri di cura per l’autolesionismo nelle principali città italiane, come Milano e Roma. Spesso, si trovano reparti o ambulatori veri e propri all’interno di ospedali grandi e rinomati, come al San Raffaele di Milano. Alcuni offrono trattamenti in day hospital, mentre altri accolgono il paziente per un ricovero di più giorni. Il fatto che vi siano pochissime strutture specializzate nel trattamento specifico dell’autolesionismo risiede nel fatto che il percorso di guarigione richiede diverso tempo. È un lavoro da affrontare con costanza e regolarità e che non può essere risolto con un ricovero di alcuni giorni. Si ricorre al ricovero nel caso in cui le ferite siano così profonde da mettere in pericolo di vita il paziente.
Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.
FAQs
Quando è necessario rivolgersi al medico?
Bisognerebbe rivolgersi al medico non appena insorgono i primi sintomi, ossia quando ci accorgiamo che ci stiamo procurando danno fisico intenzionalmente. La consapevolezza di avere un problema è il primo passo per risolverlo. Il paziente non deve vergognarsi, ma chiedere aiuto il prima possibile. Prima si interviene, prima inizierà a stare meglio.
Come viene diagnosticato l’autolesionismo?
Per diagnosticare l’autolesionismo, viene eseguito un esame obiettivo per valutare lo stato di salute generale del paziente e la presenza di lesioni o segni sospetti. Dopodiché, si esegue un’analisi del profilo comportamentale e psicologico del soggetto, per indagare le modalità di autolesionismo e i motivi che hanno condotto il paziente a questo punto.
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